venerdì 27 giugno 2008

la colpa è di michela...

se ho ripetuto qui, in italiano, un post di già postato in inglese maccarone nel my space.
michela, che ringrazio per il prestito del neolemma SGOT.

ammazza che vergogna! un'emozione che uccide.

Quante cose rinunciamo a fare, per colpa della vergogna?
E' vero che nei momenti di estrema emergenza il nostro Master System lancia l'applicazione Survival, mettendo così in stand by Shame1.0, sono comunque innumerevoli le occasioni in cui preferiremmo morire piuttosto che apparire ridicoli agli occhi del mondo. E' veramente un peccato - anzi una vergogna - che un dono così meraviglioso, complesso e ricco come la propria vita possa essere messo a rischio da una singola, strisciante sensazione: la vergogna, appunto. E mentre la paura base -un'altra emozione etichettata, a quel che si dice, come debolezza - è almeno un meccanismo di sopravvivenza che ci fa scappare dai leoni affamati, la vergogna è un dispositivo invalidante, usato spesso - io direi usato a sproposito -nel cosiddetto sistema educativo per piegare i caratteri divergenti al più mite ruolo di compiacenti. (sgot! scusate un attimo di nausea, basta il pensiero, è più forte di me). Di quante persone abbiamo sentito raccontare - anche persone famose, quindi presumibilmente solide e potenzialmente felici - che si sono suicidate per vergogna. A causa dell'intollerabile, bruciante sensazione di nudità che la vergogna accende nel più profondo del nostro io, come un nervo scoperto solleticato con la carta vetrata. E c'è un'altra cosa che mi da' proprio fastidio, ma non sono in vena di entrarci troppo in profondità al momento: la vergogna non è forse un altro lato della vanità? Se ci pensi, chi ci crediamo mai di essere se diamo alla nostra "reputazione" la precedenza sulla nostra essenza? Chiedo scusa, è un post assolutamente deprimente. Credo che andrò a soffocare la mia vergogna con un sacchetto di plastica. Pieno di patatine, naturalmente. Come? Certo un mastello di Haagen Dasz è più appropriato alla stagione. Salute!!

mercoledì 25 giugno 2008

frustra e sorridi

cosa c'è di meglio, per un animo piccolo piccolo, che spegnere grandi entusiasmi altrui, con un pacifico, molliccio, accomodante sorriso di giustificazione?
non lo so. e forse è meglio.

è buono trovare sempre qualcosa di cui rallegrarsi.

martedì 24 giugno 2008

Ciao Claudio

Un saluto, breve ma sentito, a Claudio Capone. Un uomo simpatico e spassoso, un professionista adorabile, per la semplicità con cui prestava le sue capacità impressionanti. Un dolore sordo, questa notizia improvvisa. Ciao, Claudie', buon divertimento, pe' ndo vai.

resistere, resistere, resistere

dice la mia maglietta, con squillanti lettere rosse su fondo nero - ogni riferimento alla realtà è sfortunatamente reale - mentre il "Daily Motivator" mi ricorda che codesto è un atteggiamento altamente improduttivo. per la verità e per amore di precisione, l'estensore del Daily Motivator -un certo signor Ralph Marston, sul conto del quale confesso di non aver ancora indagato - nella sua immensa ed olimpica pace, fa cortesemente osservare come ogni concentrazione di attenzione su un determinato oggetto ne rafforzi l'essenza. Ergo, riassume Ralphie, invece di mettere il tuo sforzo nel lottare contro qualcosa che finirai per rinforzare, trova un'alternativa desiderabile e metti la tua energia nel raggiungimento di essa. Il modo più efficace per allontanarsi da quello che non vuoi è dirigerti attivamente verso quello che vuoi. Facile, no? Perciò, se non ti piacciono i pesanti, indigesti, molesti fagioli col tonno, anziché sprecare il fiato - che sarà probabilmente appesantito dalla cipolla cruda - a lamentarti, dirigiti con decisione verso un più fresco, leggero e digeribile Frappé de Rien. Come dici? Non sa di un cazzo? Certo che sei incontentabile...

giovedì 19 giugno 2008

Il tempo dei Magnum

Vengo, è il caso di dirlo, da un'esperienza gustativa non indifferente.
A due colleghe che mi hanno sentito mugolare lungo il corridoio dell'ufficio, mentre mi recavo in bagno a lavarmi le mani e i baffi, ho spiegato - deliquiando - la cagione dei miei estatici uggiolii: "mmmhmf...il Magnum Temptation...quello di cosa, lì... come si chiama?..." " Eva Longoria?!" "Esatto! Ah, ecco perché è così bono..."
E ho ricollegato - con un ritardo di circa qualche mese: complimenti! tanto faccio il falegname... - il legame fra Eva e Temptation, il peccato originale eccetera.
Non ci sono arrivato, mi sono detto, perché per me lei era Gabrielle, la casalinga disperata (tana per vix, davanti alla televisione!).
Il pensiero successivo l'ho rivolto al Signore. No, non era a sfondo animalista. Ho pensato che se dall'albero della conoscenza del bene e del male Mr Big One avesse fatto pendere un bel campionario di Magnum, invece che quelle sane, ecologiche, dietetiche, equilibratissime Mele, forse il Librone prendeva tutta un'altra piega. Forse Adamo era ancora lì a sberliccarsi Eva dalla testa ai piedi, profondendosi in sdilinquevoli ringraziamenti. Forse avrebbero messo subito in pratica qualche tecnica anticoncezionale tantrica, per evitare di dividere il raccolto con dei piccoli rompicoglioni. Forse sarebbero morti di overdose glicemica-colesterolica prima di aver persino la tentazione di conoscersi, appunto, biblicamente. Perché, secondo me, non sarebbe stato possibile abbinare a un Magnum Temptation Chocolate - ma senti come se chiama...- la facoltà di distinguere il bene dal male.
Neanche per un progettista ancora di grido come il Signor D.
Be', tutto sommato, c'è andata anche bene.

lunedì 16 giugno 2008

Serendippo, chi era costui?

Questa affascinante parola, serendipità, che si può trovare ben definita su una delle argute risposte di Yahoo, copincollate da Wiki o chi per essa, ha un'origine che direi esotica.
Sdoganata - o meglio ancora, prima coniata poi esportata - da Horace Walpole, un letterato inglese del 18° secolo, la radice di questa parola è passata dalle pagine di un fantomatico Cristoforo Armeno (pseudonimo di uno sconosciuto scrittore persiano), narrando un apologo ambientato nel regno di Serendibdi o Serendip.
Che non è altro che la versione araba antica del nome di un isola a noi tutti nota come Ceylon, la patria del tè.
Quindi, ricapitolando: un inglese che esporta un manufatto armeno con origini di Sri Lanka.
Più che esotica, direi che è un origine coloniale. E colonialista. Come dite voi, oggi? Globalizzata, yeah.
Considerando che la serendipità viene - filosoficamente - definita come lo stato di soddisfazione che nasce dallo "scoprire una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un'altra", devo dire che questo post è in se' completo.
Augh.
P.S. Sono ancora in semicoma epatico da overdose dolciaria. Non lo dico per giustificarmi, ma per non preoccuparmi.

venerdì 13 giugno 2008

l'angoscia della pagina bianca 2 - pseudorant

Avrei dovuto farlo. Mi è mancato il coraggio. Ma non è tardi per rimediare. Questo blog, neonato, non si chiama "Nientedadire" per caso. Non è per caso che ha come sottotitolo "L'angoscia della pagina bianca.". E in questi pochi giorni che lo curo avrei dovuto tener fede alla parola, postando almeno un post al giorno, anche se bianco. Meglio se bianco, commenterebbe qualcuno. Oh, guarda che ci sei quasi solo tu qua dentro. Quasi. Infatti, se avessi voluto che non ci fosse proprio nessuno, mi sarei risparmiato lo sbattimento di aprire un blog, e mi sarei limitato alla millenaria pratica solipsistica del diario. Anche se con l'infingarda captatio benevolentiae, celata dal negative approach, questo blog è un tentativo di essere letto. E magari commentato. Anzi, essere apprezzato. Diciamolo. No, così lo direbbe super Ignazio. Preferisco usare le parole della compagna Sabrina Ferilli, madrina giallorossa, e custode della sapida saggezza fianese: " 'e tette so' tette e 'r culo è culo. Se te fai er calendario nuda è pe' fatte dì che sei bbona!"
Ecco, quindi, questo mi ha impedito di postare pagine bianche. Più che la paura del ridicolo, la paura di vedere maggiormente apprezzate le pagine bianche.
Concludo qui questo futile pseudorant, che come tutti gli altri pseudorant in circolazione non cancella l'odore.
SI limita a coprirlo con un altro.
Aridatece er puzzone!!!

mercoledì 11 giugno 2008

Chi ha ammazzato Lady Mondegreen?

Non è una novità, l'inglese in Italia non è ancora con la I maiuscola, come avrebbe voluto il presidente operaio.
Ma potrebbe consolarci il fatto che gli Inglesi stessi non lo mastichino perfettamente, pur essendo madrelingua.
Te credo, verrebbe da aggiungere, masticare la propria lingua sarebbe utile, ma fa male. Boutade a parte, sembra che gli anglofoni, che naturalmente incominciano a imparare l'albionico in maniera precipuamente orale, incorrano in diversi lapsus anche in età adulta. E per questo simpatico meccanismo di reinterpretazione hanno anche un simpatico nome: Mondegreen, appunto.
http://en.wikipedia.org/wiki/Mondegreen
E anche loro non si vergognano di compilare instant books che collezionano divertenti strafalcioni -un po' come il nostro "Paté d'animo:" - soprattutto legati ai testi delle canzoni. Un bell'esempio è "'Scuse me while I kiss this guy: and other misheard lyrics" di Gavin Edwards.
Mo', considerando la spocchia con cui parecchi dei suddetti anglofoni frown upon (alzano il sopracciglio davanti) la nostra pronuncia, allorché, ansanti e trepidanti, cerchiamo di ottenere da loro indicazioni per raggiungere il b&b nel sobborgo o la piccola chiesa di campagna, potremmo sentirci autorizzati a ricordargli i mondegreen loro.
Ma come facciamo, ora che abbiamo di nuovo come premier l'inventore di Romolo e Remolo?

lunedì 9 giugno 2008

Il logorio (semantico) della vita moderna

La prima volta che m’imbattei in questo concetto (effettivamente formulato come logoramento semantico) mi colpì per la sua geniale semplicità. In parole povere – è il caso di dirlo – il logoramento semantico descrive il processo di diluizione che l’intensità del significato di una parola attraversa con l’uso e il tempo. Per fare un esempio terraterra, quando ero bambino io – nel pleistocene – era considerato inammissibilmente volgare e oltremodo disdicevole indirizzare chiunque a praticare attività nelle parti basse, nella fattispecie posteriori, del corpo umano. Oggi, a questa icastica esortazione viene dedicata addirittura una giornata nazionale. Oh, ma, mica lo dico per moraleggiare, è solo un esempio. Non vedo l’ora, infatti, che delle esclamazioni, a me molto familiari, che oggi sono ancora definite blasfeme vengano sdoganate ufficialmente e assumano il rango di interiezioni animaliste. D’altra parte non capisco perché la chiesa cattolica riservi addirittura una sezione della liturgia all’agnello, mentre guardi con severità al limite della scomunica qualsiasi riferimento ai suini. Solo il grande e compianto Enzo Baldoni era riuscito, con la sua campagna per il Collaccio, ad eludere con un passo doppio alla Biavati (o con un Aurelio alla Taddei) l’arcigno tabù. E chiedo scusa se ho trovato questo stupido spunto egoista per richiamarne la memoria. Grazie di tutto, Enzo, anche di questo.

venerdì 6 giugno 2008

Caterpillars in distress

Non è un nuovo gruppo postnewwavehardcoreindustriald&b.
Sono i protagonisti di un esperimento di Jean Henry Fabre, inclito entomologo.
Che ha dimostrato come una fila di processionarie, subdolamente indotte a formare un cerchio chiuso, continui a camminare nel circuito, senza dubbi e senza deviazioni - senza mangiare, senza bere e senza dormire - per almeno sei giorni, prima di collassare.
L'inclito Fabre calcolò che esse processionarie ebbero completato più di 500 giri (del vaso in cui le aveva attirate) per un totale di un quarto di miglio.
Riportato in termini umani significa circa 90 miglia, quindi 3 maratone e mezzo.
Senza mangiare, senza bere e, naturalmente, senza riposare.
Prima di crollare.
Ora, mi piacerebbe riportare un frammento di saggezza taoista per guerrieri urbani -l'opposto dei caterpillar in distress, le processionarie sfinite - estratto dal'apposito Manuale compilato dal Barefoot Doctor, un simpatico paraculo inglese che ha fatto una fortuna con il suo rendering metropolitano.


Relaxing does not mean the same as collapsing. You don't have to collapse to relax, but if you don't relax you might have to collapse

Mi sembra chiaro che sto dando per scontato un dettaglio non indifferente.
Il nostro software di base è molto più evoluto di caterpillar 2.0
n'est ce pas?

Quindi: vai subito a comprare un contapassi, prima di metterti a camminare in tondo.
O no?

giovedì 5 giugno 2008

l'angoscia della pagina bianca

per qualcuno che si guadagna
da vivere scrivendo
- qualsiasi cosa scriva -
non è una bagattella.
Perciò, porta pazienza
se, capitando in questo spazio,
ti imbatterai in scomposti
tentativi di riempirlo
con farneticazioni varie,
al solo scopo di liberarsi
dalla suddetta angoscia.
Sì, vabbé, ma non mi prendere
troppo sul serio, però.
Lascia pure un contributo
scritto; per l'orale, vedremo.

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