martedì 23 marzo 2010

Paradoxa stultorum



Mi sono accorto, Bruto, che tuo zio, assistendo perplesso dal suo triclinio, sul quale è solito intrattenersi nelle vigilie postcenali in compagnia della consorte, all’inopinata quantunque attesa rappresentazione della commedia che, anno passato, descrisse argutamente le imprevedibili melancolie in cui incorrono coloro che, loro malgrado, cadano vittime degli strali di Cupido, pur deplorandone l’isterica narrativa e insano ritmo, che debba sempre rifuggire colui che aspiri a correre una maratona e non semplicemente alcune centinaia di cubiti, ebbe eziandio l’opportunità di enucleare un paradosso di entità macroscopica, che sembra esser passato, almeno al suo vaglio, inosservato per decenni. Quale sia codesto paradosso andrò ad esportelo senza alcun indugio e, per rispetto dell’intelligenza tua che stimo vigile e vivace, senza ulteriore commento. O quasi.
E’ luogo comune più che abusato, soprattutto da quelle puelle che si accingano a compiere tal grande passo, definire la ricorrenza che le vedrà coniugare i loro destini con un esemplare del sesso opposto, complice il sentimento chiamato amore,con un giudizio superlativo ed assoluto: il più bello.
Non solum, sed etiam, il più bello della loro vita.
Tu mi ricordi giustamente, Bruto, che ciò che chiamiamo sentimento con il buon senso spartisce solo una esigua radice verbale. Aiutami, quindi, a dirimere la vexata quaestio che, seguendo il filo di detto paradosso, sorse spontaneamente nella mente mia:

Se davvero il dì del matrimonio è il giorno più bello della tua vita,
tutti i giorni che lo seguiranno
a quale congerie di escrementi sono destinati a condurti?

Fosse vero, Bruto, questo che è persino azzardato chiamare paradosso, per contenere tutti i suoi stoici sostenitori non basterebbero miliardi di portici dipinti.

martedì 16 marzo 2010

Parole, parole.



Troppe parole, ultimamente. Troppe parole troppo cariche. E pochi fatti degni di attenzione. Pochi fatti degni, punto. Nonostante l’auspichi con passione – ho un figlio di 5 anni – non mi aspetto un’inversione di tendenza sostanziale. Allora non voglio aggiungerne altre io, di parole. Offro invece un proposito. Personale, che condivido, sperando di sostanziarlo quotidianamente con i fatti: integrità. E avendo appena espresso l’impegno a privilegiare i fatti alle parole, non mi dilungo nelle spiegazioni. Essere semplicemente sempre coerenti nell’agire quello che si professa. After you’ve talked the talk, you gotta walk the walk. Sennò,mejo stasse zitti.

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