lunedì 9 agosto 2010

"L'uomo a una stella". O della precarietà.


Asciutto, evocativo. Questi due aggettivi, insieme, descrivono l'impressione che "L'uomo a una stella", il secondo romanzo di Angelo Simone, ha lasciato in me sin dalle prime pagine. E mi fermo ad annotarlo perché trovo che non siano due qualità facili da integrare con la nonchalance - vorrei dire indolente e, a tratti, rassegnata - con cui l'anonimo protagonista narra la vicenda che lo spinge fuori dal precario equilibrio della sua apparentemente consolidata quotidianità.
Mi è venuto spontaneo sottolineare - e l'ho fatto attraverso uno degli strumenti ormai familiari del nostro comunicare allargato - un passaggio descrittivo che mi ha toccato profondamente mentre leggevo. In una decina di righe, l'autore, attraverso le parole del protagonista, schizza un'impressione di Roma sotto la pioggia che trasmette, senza sdilinquimenti, un affetto intimo per questa città. Che è la mia città natale, ma non lo sua, di Simone, intendo. Questo mi ha portato a riflettere su quanto l'acuto spirito di osservazione gli abbia permesso di delineare personaggi, caratteri e situazioni ricorrendo a pochi, chirurgici, aggettivi. E come la sua prosa asciutta sia tutt'altro che fredda, anzi. La sensualità è probabilmente il faro che continua a brillare anche nei momenti più bui della vicenda, riscaldando la vita del protagonista - oltre all'attenzione del lettore - con delle intermittenze di grande passione.
Non è inopportuno dire che "L'uomo a una stella" possa essere definito tout simplement un giallo, del quale detiene l'impianto e alcuni topoi. Ma trovo che sarebbe ingiusto. E' piuttosto un apologo sull'impermanenza, sulla precarietà della condizione umana, sull'illusorietà di alcuni sentimenti e di molte certezze che, chi più o chi meno, ci affanniamo ad alimentare, consapevolmente o disperatamente, su base quotidiana.
Ma di cosa parla, in fondo, "L'uomo a una stella", qual è per sommi capi la sua trama? Non ho nessuna intenzione di svelarlo. E' stata una scoperta affascinante per me e approfitto dell'occasione per proclamare il mio odio per gli spoiler, anche solo parziali. Infatti, mi astengo da aggiungere altre osservazioni che mi hanno fatto apprezzare ancora di più questo libro, perché sono di carattere squisitamente personale e, chiedo scusa per l'anglicismo, spoilerebbero il senso di questo post.
Io, personalmente, aspetto Simone alla prossima prova. Con una certa impazienza.

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