stamattina, invece di accendere la tv per vedere le notizie e il meteo sono andato a cercare l'ultimo libro che sto leggendo, scoprendo di averlo dimenticato in ufficio. la successione di pensieri azioni è stata questa:
-pensiero "anche questo, passata la fiammata iniziale, lo stiamo perdendo. altrimenti non me lo sarei scordato"
- azione giro la testa verso uno scaffale, un determinato scaffale dove tengo tutti i libri che ho comprato o ricevuto in regalo e che devo ancora incominciare a leggere o, ahimé, ricominciare a leggere, dopo averli interrotti.
- pensiero "cazzo, potrei fare una lista con quel sito di cui parla angelo
e mettermi in paro"
- azione do una veloce occhiata e tiro su un libro di racconti, così spero di finirne uno nel breve spazio che mi separa dalle operazioni di preparazione alla giornata
- pensiero "è finito il tempo in cui riuscivo a seguire le peripezie della famiglia Buendia, camminando tra la metro B e la metro A, oppure saltavo l'uscita al capolinea e finivo nel deposito, ipnotizzato dal monologo di Molly Bloom"
e proprio questo pensiero si è insinuato fra le righe del racconto che avevo incominciato a leggere e mi ha costretto a rileggere più volte le prime righe.
Così provo a liberarmene qui: di quanti libri ho interrotto la lettura e perché? quali erano le cause esterne contingenti? quali le idiosincrasie specifiche fra me il libro? quanti libri interrotti sono riuscito poi a riprendere e completare, magari, con inaspettata soddisfazione?
Già soltanto scrivendo queste righe mi è partito un carosello di immagini in testa, che mischia le notti passate in bianco a causa di quelli irresistibili, alle frustranti riletture consecutive e infruttuose di quelli - per me, in quel momento - ostici.
Sputo via subito un esempio: "Terra" di Stefano Benni. Lo stesso autore che mi faceva ridere da solo come un matto in mezzo al treno con "Comici spaventati guerrieri" non riusciva a farmi superare pagina 104. Perché?
Naturalmente, ora posso far finta che sia soprattutto la stanchezza e gli impegni a diluire l'intensità dell'attenzione. Ma mi piacerebbe raccogliere un bel campionario di motivazioni asciutte, tipo : "Delitto e castigo" ? Era caduto in prescrizione... oppure "L'insostenibile leggerezza dell'essere"? Ero già a dieta e mi indisponeva il titolo...
Comunque, voglio concludere questo blog bolso e prolisso con il titolo del libro che alla fine ho deciso di portarmi appresso oggi.
"Come parlare di un libro senza mai averlo letto" .
Non bisogna farsi fuorviare dall'apparente ironia del titolo, è un manuale molto serio e serioso, scritto da un docente universitario, Pierre Bayard.
La cosa più divertente è che me l'ha consigliato il mio libraio. Dice che sono bulimico...