venerdì 29 ottobre 2010

La Folie

Il freddo, l’uggia, la nostalgia, mi portano oggi a postare la ricetta di un cocktail, o meglio di un long drink, che improvvisai sulla base del White Lady una venticinquina di anni fa, e che diede grandi soddisfazioni al mio palato. Il nome lo mutuai da una canzone “parlata“ degli Stranglers, gruppo pseudo punk che – fino ad un certo album – sono ancora ospiti fissi del mio cuore. Non avendo nientedadire, come spesso accade, anche perché, forse ce ne sarebbe troppo e a sproposito, occuperò questo spazio con le note dolci del drink e quelle amare della canzone. Prima la ricetta::
Nello shaker versa
1/3 di Gin,
1/3 di Cointreau,
1/3 di succo di limone
aggiungi una quantità equivalente di succo di pera, direttamente dal frigo, (così eviti o riduci il ghiaccio ad un solo paio di cubetti)
stillaci dentro un paio di gocce di Angostura.
Sbatti, oppure, se non puoi, scuoti.
Versa in un bello zombie (è il nome del bicchiere) e ascolta questa

Buon venerdì.

martedì 26 ottobre 2010

bruscolini sciapi


Malgrado la comune radice verbale, un esteta e un’estetista non hanno necessariamente qualcosa da comunicarsi. Loro due, nella fattispecie, locupletarono gli abissi culturali che li separavano con una cospicua dose di carne cruda. La propria. E usarono la voce solo per gemere.

Passava il tempo ad infarcirsi di ogni ben di dio: ciccioli, zeppole, ciauscolo, tiramisù, gnocco fritto, bavarese. Ma il tempo di infarcire passa, dal presente al participio, soprattutto per le arterie. Un arcaico participio di infarcire, passato proprio di là, lo uccise.

Gliel'aveva insegnato sua papà, quand'era bambino, che si muore prima di sete che di fame. Lui un po' ci credeva un po' no, soprattutto a merenda. Ma poi crebbe. E un bel giorno diventò disoccupato. Fu allora che capi: la mancanza di liquidi ammazza persino la voglia di vivere. Oppure, spinge ad ammazzare chi li ha.

lunedì 18 ottobre 2010

Un'ondata di sequel sta invadendo gli schermi del mondo.







Ammetto che l'originale - come spesso accade - è decisamente meglio. Ciò non toglie che anche gli epigoni abbiano un certo qual valore. Certo, sono meno divertenti, ma altrettanto pieni di morale, come tutte le belle favole. O no?

Comunque, vi risparmio altre povere elaborazioni di immagini, e vi lascio degli spunti per altri, possibili, blockbusters.

If they die we die, if they live we'd better run.
DESPICABLE BEE
The return of the killer insects.

The impossible quest of the most saught after sex trigger.
DESPICABLE G
Mission:Pointless.

Greenpeace's greatest docudrama.
DESPICABLE SEA
The Oil Legacy.

The last disgusting episode of the neverending Vampire saga.

DESPICABLE TEA
The Shadow of the Tampon.

Si consiglia la visione ad un pubblico ottimista.

venerdì 15 ottobre 2010

Ripensandoci bene.

Ripensandoci bene, tante cose che sembravano belle della nostra vita passata, di quando eravamo più giovani o, ancora meglio, fanciulli o bambini, che dico bambini, neonati, anzi feti, embrioni, cellule, ovociti, insomma, di quando non eravamo neanche un sogno nelle vite dei nostri genitori, be’quelle cose lì non mi mancano.
Ripensandoci bene, tutti quei momenti perduti nel tempo, come diceva Roy Batty perdendo lacrime sotto la pioggia, stanno bene là dove stanno, perché io non ne ho punta coscienza, sicché.
Ripensandoci bene, quello che non c’è più però ci sarebbe potuto essere se avessi fatto un’altra scelta che però non ho fatto quindi forse non posso neanche dire che non c’è più mappiuttosto che non c’è mai stato è una bella rottura di coglioni, perché non fa altro che farmi rosicare come un castoro, che, come forse non tutti sanno, non va mai in letargo.
Ripensandoci bene, è meglio perdere tempo con donne o uomini di malaffare, che a ripensare a pene d’amor perdute o amor del pene perduto che dir si voglia, a seconda dei casi.
Ripensandoci bene, bere per dimenticare non serve ad altro che a ricordare perché beviamo per dimenticare, sprecando oltre ad un tot di tempo evidentemente inutilizzato anche un tot di alcol altrimenti meglio utilizzabile.
Ripensandoci bene, è meglio non ripensare al tempo che si perde a ripensare al tempo che si è perso ripensando, ché già al terzo giro di frase ti senti un coglione di prima classe.
Ripensandoci bene, dovrei cancellare tutto quello che ho scritto ma poi, ripensandoci bene, forse è il caso che ci ripensi.

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