Questa affascinante parola, serendipità, che si può trovare ben definita su una delle argute risposte di Yahoo, copincollate da Wiki o chi per essa, ha un'origine che direi esotica.
Sdoganata - o meglio ancora, prima coniata poi esportata - da Horace Walpole, un letterato inglese del 18° secolo, la radice di questa parola è passata dalle pagine di un fantomatico Cristoforo Armeno (pseudonimo di uno sconosciuto scrittore persiano), narrando un apologo ambientato nel regno di Serendibdi o Serendip.
Che non è altro che la versione araba antica del nome di un isola a noi tutti nota come Ceylon, la patria del tè.
Quindi, ricapitolando: un inglese che esporta un manufatto armeno con origini di Sri Lanka.
Più che esotica, direi che è un origine coloniale. E colonialista. Come dite voi, oggi? Globalizzata, yeah.
Considerando che la serendipità viene - filosoficamente - definita come lo stato di soddisfazione che nasce dallo "scoprire una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un'altra", devo dire che questo post è in se' completo.
Augh.
P.S. Sono ancora in semicoma epatico da overdose dolciaria. Non lo dico per giustificarmi, ma per non preoccuparmi.
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5 commenti:
A leggere questo post, ho avuto come un senso di... di... serendipità.
Che è grave?
dipende...che stavi a cerca'?
a me la serendipity mi prende sempre dopo il baccalà coi ceci. allora ho bisogno di stendermi e pisolare qualche ora. altri manicaretti da serendipity sono pureè di fave con circoria, falsomagro con piselli, parmigiana conzata, capretto al forno con patate.
a me la serendipity mi prende sempre dopo il baccalà coi ceci. allora ho bisogno di stendermi e pisolare qualche ora. altri manicaretti da serendipity sono pureè di fave con circoria, falsomagro con piselli, parmigiana conzata, capretto al forno con patate.
a repertorioo, ma quando l'aggiorniamo sto 38?
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