
Il derviscio contiene nel suo cuore tutto il dolore che l’esistenza gli riversa ogni giorno. Come fa? Non può fare altrimenti. Il derviscio è tutto nel cuore. Ma il derviscio sa e sente che egli stesso è contenuto in un cuore più grande, pieno di miele e spine, lame taglienti e petali di rosa, fuoco e ventagli di pavone. Il derviscio è ubriaco della bellezza e accoglie tutto con un sorriso che talvolta non si vede. Non si vede perché il corpo talvolta non riesce a trasformare il dolore come fa il cuore del derviscio. Il cuore del derviscio se la ride sotto i baffi con amabile dolcezza, consapevole dell’immensità dell’amore. Ma il suo corpo cade a pezzi, sotto i colpi dell’eterno alternarsi di luce ed ombra, impossibile da rifiutare, soprattutto per il derviscio, che riconosce e ringrazia l’occasione di imparare una lezione difficile e ripetuta per molte vite. E, dopo, il derviscio ringrazia ancora. Perché ricorda una briciola in più della storia che l’ha portato a quel punto esatto, ricorda una briciola in più della beatitudine da cui si è lasciato allontanare, nel buio dell’assenza del cuore, nel regno della mente calcolatrice. Ricorda che, per quanto se ne senta lontano, in quella natura beata sempre egli alberga. Ricordare e ringraziare sono gli ingredienti della medicina assoluta del derviscio: la riconoscenza. Ricordando riconosce e riconoscendo ringrazia. Questa ruota non si ferma mai.
2 commenti:
Ne ho visto solo uno, ma quella ruota è indimenticabile
infatti, cla, è solo ricordabile;)
eppure è un movimento così naturale: questa palla di acqua e terra che ciabbiamo sotto i piedi non fa altro da quando esiste...
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