Invecchiare a un semaforo,
pulendo vetri,
vendendo fazzoletti deodoranti accendini,
è qualche cosa che faremmo ancora,
per dare da mangiare ai nostri cari?
Qualcuno di noi la chiamerà umiltà, altri rassegnazione, altri ancora ineluttabile resa all'iniquità sociale contemporanea. Tutti avremmo in parte ragione.
Io la chiamo innanzitutto
dignità assoluta di essere umani.
E mi inchino.
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6 commenti:
condivido.
massimo rispetto.
ed in ogni caso credo sia tutto davvero molto relativo.
Quando passeggiavo per le strade di alcune cittadine dell'india, mi rendevo conto di come anche una vita passata a pulire i vetri qui possa essere infinitamente migliore di altre realtà.
E' tristissimo ma è così purtroppo.
quello che mi colpisce, eppifemili, è la resilienza del loro spirito. sono ripassato recentemente ad un semaforo che incontravo andando al lavoro quasi venti anni fà. e ci ho visto lo stesso uomo, già maturo allora, o forse segnato dai suoi eventi, divenuto ancora più consumato dalla vita sulla strada. e non su una stradina, ma sulla più grande arteria della capitale, dove la gente ha fretta e i semafori incalzano e non hai tempo, prima ancora che voglia, di fare due chiacchiere. la solitudine più che gli stenti gli avavano dato uno sguardo perso e lontano, ma manteneva il suo sorriso dolce. i semafori dell'india vorrei dimenticarli, ma non posso, è come un brutto sogno: rivedo sempre lo stesso bambino.
un abbraccio.
Dignità, senza ombra di dubbio, e tutto il mio personalissimo rispetto.
Come il poeta del semaforo...
già, mic, come lui, però muto.
La dignità di un lavoratore sopravvissuto sì...
Ma nella realtà dove vivo, non tutti la possiedono, spesso non sanno cosa sia, se si mangia o porta a letto...
Spesso avrebbero alternative migliori ma la pigrizia e l'incostanza li annienta...
ed intanto figliano...
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