mercoledì 12 novembre 2008
Un post acido. Maneggiare con cura.
Spulciando i miei favoriti, alla ricerca di un sito, mi sono imbattuto in una pagina, archiviata tempo fà, dall’imperioso titolo “Cambiamenti epocali”. Non era quello che stavo cercando, ma, essendo curioso come una scimmia e vagamente fatalista, l’ho aperta e mi sono trovato davanti un compendio delle idee di Gregg Braden, scrittore, conferenziere e guida di gruppi in vari luoghi sacri. Chi fosse interessato ad approfondire può leggere qua.
Quello che mi interessava riportare era la sintesi della visione di Braden riguardo ai modi in cui le emozioni nei rapporti interpersonali ostacolino la nostra evoluzione. Attraverso un esempio (che potete leggere qui) Braden mostra – o dimostra, dipende dai punti di vista – come la logica della polarità e della separazione siano assolutamente fuorvianti, quindi da evitare consapevolmente, mentre l’unico approccio esistenzialmente corretto sia quello della compassione. Provo a sintetizzare l’esempio.
Se davanti alla notizia di un barbaro eccidio di innocenti la nostra prima reazione è la rabbia, stiamo alimentando proprio il sentimento che ha causato quell’eccidio che esecriamo.
Quindi, non stiamo alimentando un cambiamento interno/esterno. No buono.
Se invece, sulla base di una adesione a filosofie new age, orientaleggianti, sminuiamo la portanza dell’accaduto, convinti che i massacrati abbiano scelto di purificare il proprio karma incarnandosi nel ruolo di vittime sacrificali, secondo Braden, stiamo rimuovendo i nostri sentimenti con una negazione figlia dello shock. Quindi impediamo il nostro processo evolutivo con un black out emozionale autoimposto. No buono.
Questi due comportamenti rappresentano due polarità contrapposte che inficiano la comprensione obiettiva , quindi la crescita.
Anche per Braden la giusta via sta nel mezzo: sentire a fondo l’effetto devastante della tragedia altrui senza prendere posizioni estremiste, ma senza negare la rilevanza globale che un crimine così efferato può avere sulla coscienza, individuale prima, collettiva quindi.
Bene, il primo sbandamento che ho provato è stato causato dal riconoscermi parzialmente in tutte e tre le posizioni.
Se poi voglio essere sincero con me stesso, posso ammettere che verosimilmente reagirei (oppure ho reagito) con un misto di rabbia vendicativa miscelata ad una profonda compassione, tenendo in un angolo una piccolissima percentuale di convinzione che il processo evolutivo della nostra anima non calcoli le avversità fisiche con lo stesso metro con cui le misura il nostro corpo.
Ma il caso – che secondo me non esiste in senso assoluto – ha voluto che le meccaniche di navigazione mi conducessero al sito dell’ASTI.
E qui ho capitolato, con buona pace di Braden, e ho riconosciuto di essere molto più incline ad una reazione rabbiosa quando vengo a conoscenza di storie come quella di Monira.
Con buona pace di Braden, ma nessuna pace da parte mia.
Qualcuno che mi conosce, a parte me, può capire quanto tutto questo mi sembri ironicamente perfetto.
Corrosivamente perfetto.
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corrosiva-mente perfetto!!!!!
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