lunedì 31 gennaio 2011

Cera


Cera, una volta.
E poi olio di gomito, se non avevi la lucidatrice.
Così la mamma/moglie/donnadicasa perfetta curava il pavimento, lo consacrava all'altare della rispettabilità, già incorniciata in modelli pubblicitari, ancorché in bianco-e-nero. Emulsio, Liù, e Grey erano le marche di riferimento.
E poi cerano le pattine di feltro, perché non si dovevano lasciare striature sul corridoio, pena gli arresti domiciliari o il precursore del DASPO, più semplicemente l'interdizione dal cortile condominiale, sede di una polisportiva ufficiosa ma molto attiva, nonostante le frequenti reprimende, con un bouquet di attività che spaziava dal "pallone" (calcio era quello della Tv o delle figurine) al tennis (sull'onda dei successi di Panatta), dal ciclo-cross alle biglie, dall'atletica alleggerita (40 metri quasi piani su asfalto brecciolinato) alle varianti del nascondino (molto in voga il "Belfagor", un mix fra nascondino, acchiapparella, guardielladri, influenzato dall'omonimo terrificante sceneggiato televisivo - cera già la fiction, ma si chiamava così).
Ceravamo i tappi a corona delle bibite - in gergo le "birette", anche se non apprezzavamo ancora quella bevanda ambrata, anzi l'aborrivamo per il suo gusto amaro, troppo adulto, rispetto alle antidietetiche bibite gassate dell'epoca - li ceravamo ben bene per farli scivolare dritti, con una schicchera data con il dito medio caricato sul pollice, lungo i cordoli in travertino dei marciapiedi. E ceravamo anche gli interni dei gusci di noce, per farci le caravelle, con l'aggiunta di un paio di stuzzicadenti per fare gli alberi e un pezzo di carta velina che serviva, per l'appunto, per fare le vele. Non per agitare il livello testosteronico dei maschi della famiglia prima di cena.
Cera il telegiornale allora, uno solo, al massimo due, ma era letto da dei manichini - di cera appunto - che non tradivano alcuna emozione, qualsiasi fosse la notizia. Cera il conflitto israelo-palestinese già allora e ancora non s'è sciolto. Si vede che non era una buona cera, piuttosto paraffina. Cera il Vietnam anche e il napalm americano che provava a scioglierlo. Alla fine, però, sono stati gli Yankee a doversi squagliare.
Cerano i bambini del Biafra, povere creature, che erano strumentalmente sventolati dalle nostre mamme ogniqualvolta noi si osasse considerarsi sazi prima che il piatto fosse stato lucidato col pane. Cera una cultura alimentare postbellica e soprattutto postfamica che induceva al contrappasso trasversale - tanto hai patito la fame durante la guerra tanto più ingozzerai i tuoi figli durante il boom - ponendo le basi per il moderno riconoscimento dell'obesità come malattia socialmente ereditabile.
Cerano cose e non cerano altre.
Purtroppo e per fortuna, secondo i casi.
La nostalgia di mezz'età non cera ancora, naturalmente,
ma qualche volta cera quella dell'utero.

giovedì 13 gennaio 2011

Provincia di Elsinore.




"E’ la contorsione congenita di molte norme,
l’approssimazione della loro applicazione
da parte di numerosi ancorché impreparati burocrati
che spinge lo zoccolo duro degli italiani a rassegnarsi
e fare a modo proprio,
o è proprio il modo degli italiani a far sì
che molte norme siano geneticamente contorte ,
che innumerevoli burocrati siano impunemente impreparati
e quindi naturalmente inclini all’approssimazione in quasiasi applicazione?

Se sia più nobile subire nell’animo eccetera eccetera."

mercoledì 12 gennaio 2011

Il Colore dei Pensieri

I pensieri grigi calano come una tendina, leggera, trasparente, come una tarlatana o una zanzariera. E, piano piano, mentre fai altro, si prendono il tempo di diventare un muro.
I pensieri gialli sfrecciano, improvvisi, andando a illuminare angoli inattesi, come una torcia in cantina. E come una torcia in cantina, sorprendono sia te che il topo, che rosicchiava, ignorato, il legno degli scaffali.
I pensieri rossi si accendono, come uno zolfanello, strofinandosi. E ci mettono niente a provocare un’incendio. Oppure, eppure, riescono a pulsare a lungo, come una brace, sotto la cenere.
I pensieri blu sono silenziosi, parlano per immagini, senza commento. E riempiono il cuore la gola la mente e tutto il corpo, come un oceano riempie un acquario. Immobili.
I pensieri ocra puzzano. Danno fastidio a chi li pensa e si vergogna ma, non riesce o non vuole davvero abbandonarli. E danno fastidio a chi li subisce, perché nascono da un fegato invidioso e hanno l’alito cattivo, sempre.
I pensieri verdi, sono lineari e sinuosi, armonici e solidali, attivi e fattivi . C’è sempre la vita dentro ad un pensiero verde, senza bisogno di tante giustificazioni. E così sia.
I pensieri neri sono così ambivalenti che è impossibile parlarne. Perché sono per taluni un sollievo per altri una condanna. E in mezzo c’è un universo di sfumature. Nere.
I pensieri bianchi ce l’hanno solo i santi e non sono in questo consesso interessanti. Anzi, i pensieri bianchi sono assolutamente alieni al concetto di interesse, in un certo senso.
I pensieri viola, beh, come i pensieri rosa, i pensieri turchesi e quelli verde pavone – bellissimi, peraltro – sono versatili e volubili. Forse perché sono sempre di passaggio.
I pensieri arancio non esistono. E se esistono, sono perfetti così.

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