martedì 12 gennaio 2010

Mystic mist

Guidare nella nebbia, ho pensato incontrandola stamattina, è un po’ come attraversare la vita con tocco di consapevolezza in più. Consapevolezza del fatto che il presente è l’unico tempo che esiste veramente. La visuale limitata ad un raggio di azione temporaneamente ristretto è molto più realistica, o meglio, meno illusoria, di un panorama che si estende a vista d’occhio. Uno è molto più attento a quello che accade momento per momento. I contorni sfumati che assumono gli elementi del paesaggio, anche il più consueto, non solo aggiungono mistero e fascino all’itinerario abituale, ma invitano ad una maggiore attenzione, suggeriscono mutabilità, impermanenza, centratura. Non si dà niente per scontato, quando si guida nella nebbia. Non ci si fa distrarre dai dettagli, si è concentrati e, se la densità non è eccessiva, la vista è persino più rilassata. I pensieri - ho notato mentre guidavo nella nebbia - hanno un potere ridotto di trascinarmi altrove, in una di quelle trance funzionali in cui, quotidianamente, attraverso grosse porzioni della mia esistenza. La presunta noiosità di un tragitto – presunta, pregiudiziale e proiettata – porta la mente a cancellarlo come esperienza sensibile, sostituendolo con un sogno ad occhi aperti. La differenza è che nel primo caso al volante c’è un essere umano, nel secondo un robot. Con progetti, ideali, magari anche con pulsioni emotive, sentimenti. Tutte belle cose, ma completamente assenti. O meglio, non presenti in quel momento; proiettate in avanti oppure ripescate all’indietro. Anche ora, potrei obiettarmi, ricordandomi della nebbia che ho attraversato stamattina, non sono presente. Forse, ma sono meno pericoloso.

4 commenti:

Lindalov ha detto...

A me la nebbia mi mette ansia, mi opprime, mi toglie l'aria.
Forse perché, come dici tu, richiede maggiore concentrazione, anche su se stessi. :-)

vix ha detto...

in effetti, Lindalov, credo che anche la densità, della nebbia, sia determinante. quello che dici mi fa tornare in mente una scena di Amarcord, quella del nonno che si sente impotente di fronte ad un nebbione assoluto, obliterante, impenetrabile. davanti allo strapotere dell'inconoscibile è difficile non sentirsi in ansia. quella che ho incontrato ieri io, e che mi ha fatto fare quelle riflessioni, era una nebbia più morbida, smussante, stile Hamilton.
ma mo' sto a fa er sofista. ognuno ha le sue idiosincrasie, a me mi soffoca il muro di pioggia battente che neutralizza il tergicristallo in posizione III. :)

Anonimo ha detto...

guardi, visibilità 3 metri e so' felice

vix ha detto...

@ mic: m'inchino dinanzi a questa saggezza:)
dovresti comincia' a scrive qualche haiku, mo'.

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