giovedì 18 febbraio 2010

Le Pistole a Lucilio



Mi chiedi, Lucilio, quale sia l’imprecazione più adatta ad ogni occasione. E’ una premura degna di un uomo meritevole, quella di considerare con moderazione quale e quanta enfasi porre nell’espressione coram populo delle proprie emozioni turbate. Mille e poi mille sarebbero i fattori che andrebbero considerati a priori, per valutare il giusto peso da scaricare nel moccolo: dalla composizione dell’auditorio presente ai suoi rapporti di parentela, amicizia, vicinanza od estraneità con l’estensore dell’esclamazione. E’ indubbio che la natura dell’evento scatenante condizioni, anzi, instradi la scelta dell’invettiva. Se in un giorno di festa, con la tua nuova toga indosso, ti recassi ai Fori per le salutazioni e ti capitasse l’inauspicabile evento di esser fatto bersaglio di deiezione da parte di una sconsiderata cornacchia proveniente dal Pantheon, “Merda!” sarebbe il commento più appropriato, giacché non potrebbe non essere valutato come un’obiettiva constatazione dell’accaduto. Se nella calca del Circo Massimo, all’appressarsi di una biga favorita alla curva dell’obelisco, sentissi appoggiarsi alle tue basse terga un nodoso randello che qualche villico brandisce senza ritegno, saresti autorizzato dalla buona creanza ad esclamare “Cazzo!”, sfoderando così la tua consapevolezza propriocettiva ed altresì un immediato riconoscimento delle manifestazioni naturali. Se, Giove non voglia mai, tornando anticipatamente da una passeggiata nell’agro romano, magari corroborato dal fruttuoso bottino di una bella cesta di lumache, trovassi profanato il talamo nuziale dall’orribile visione del fratello di tua madre mentre viene – horribile dictu – fellato senza ritegno dalla sua anziana genitrice, nessuno dei più rispettabili uomini di questo grande impero si sentirebbe mai di biasimarti se, stravolto dalla blasfemia dell’epifania, prorompessi in un sentito “Porco Zio! Porca Mia Nonna!”.
Est modus in rebus, Lucilio, ma quanno ce vo’ ce vo’!

mercoledì 17 febbraio 2010

Saranno Cats?


Possiamo discutere sull'opportunità di fare tali rivelazioni. Certo è che negli anni di guerra mangiare gatti è stata per molti una necessità. E rivelarlo da parte sua - non mi sta simpatico pe' gnente, ma vorrei essere obiettivo - è stato forse ingenuo e inopportuno, ma assolutamente non ipocrita, come molti che alzano scudi ora. Indossando scarpe di vacca, portafogli di vitellino, borse di coccodrillo, cinte di pitone. Se non addirittura pellicce non ecologiche, un orpello alquanto non necessario a queste latitudini. Trovo la distinzione sugli animali "da affezione" un vero cavillo antidemocratico. Tutti gli animali sono esseri viventi, non ci dovrebbero essere animali di serie A, le cui "carnine" non debbono essere nemmeno nominate, e animali di serie B di cui si può decantare impunemente la tenerezza. O divorati in kermesse dimostrative teletrasmesse a scopo politico - do you remember aviaria?. Io, che non sono vegetariano, mi sento in colpa ogni volta che passo davanti ad un gregge di pecore in cui saltella qualche agnellino. Eppure continuo a magnamme l'abbacchio con grande piacere. So che non migliorerà il mio karma, anzi. Ma dovrò anche aspettarmi una reprimenda da parte dei verdi? Io credo che se 35, 40 anni fà, Totò - ipotizzo, faccio un nome a caso - avesse confessato a "Studio Uno" di aver, per integrare di proteine la dieta povera del warfare, mangiato qualche volta un felino "da affezione" - come li definisce la legge 281 del 1991 - non ci sarebbero stati molti mormorii in sala. E, probabilmente, per la maggioranza sarebbero stati di complicità.
Quello che in conclusione mi resta fra i denti è un osso duro, impossibile da digerire: la carenza di memoria storica nella nostra dieta quotidiana indebolisce le nostre vitali funzioni di discernimento. E ci consegna alle fauci del revisionismo. Cerchiamo almeno di andargli di traverso: non beviamoci tutto senza controllare se è genuino.

lunedì 15 febbraio 2010

Accompagnare il colpo.


Non sto parlando di sport, ma avere uno spirito sportivo torna utile. Mi riferisco ad una tecnica energetica taoista, descritta da un simpatico paraculo conosciuto da alcuni (anche parecchi) con il nome di Barefoot Doctor. Questo signore, responsabile di una flashosa vulgata della millenaria saggezza di Lao Tsu, raccomanda a tutti gli aspiranti Urban Warriors – più urbani che guerrieri, mi preme aggiungere – l’apprendimento di questa tecnica di incasso. Anche qui, non parlo di pugni, di recupero crediti o di elettrodomestici, ma della capacità di reagire con prontezza agli inattesi colpi che il Day by Day può somministrare, per saggiare i nostri riflessi e la nostra centratura. Accompagnando il colpo se ne può attutire la potenza e minimizzare i danni. Quanto meno fisicamente. L’ottimo sarebbe mantenere una serena imperturbabilità, un’elasticità che ti permetta di rimbalzare in piedi e, possibilmente, riutilizzare l’energia cinetica per rispondere al colpo. O scappare, se necessario a preservare l’esistenza in vita.
Certi colpi, però, anche quando non sono fisici, possono lasciare un segno persino se accompagnati. Oppure se accompagnati con poca convinzione e prontezza.
O magari, semplicemente perché il colpo è stato percepito ad un livello così sottile che, penetrando in profondità come una freccia nell’acqua, pur lasciando la superficie quasi indisturbata, è giunto a colpire il bersaglio nascosto. Certe volte, occorre dirlo, anche indipendentemente dalla volontà di chi è stato utilizzato come vettore del colpo, se non addirittura a sua completa insaputa.
In ogni caso, il mio personale consiglio è quello di non cercare di sorridere a tutti i costi. Ma di prenotare mentalmente una sessione catartica, per scaricare l’energia che, da dinamica diverrebbe statica, provocando surriscaldamenti del sistema, oltremodo dannosi a breve, medio e, ancor più, a lungo termine.
Va bene tutto, a patto sia innocuo: dalla partita di squash con un partner fidato alla salva di bestemmie da brivido – a debita distanza da orecchie sensibili.
Come integrazione, vestirsi di nero, portare occhiali scuri, indossare o portare con sé talismani di protezione può aiutare.
Ah, una Walther P38 tende a non essere considerata talismano.
Tanta salute a tutti.


P.S. Stephen Russell a.k.a Barefoot Doctor sarà (è)pure un paraculo, ma ha molti meriti ed io gli sono grato.

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