sabato 31 ottobre 2009

L'ombra


Perché l'ombra, a quanto sembra, non può fare a meno di esistere, nelle nostre vite, anche se ingombra con la sua coltre spessa e spesso rende tutto più denso e imperscrutabile. Altre volte, invece, è come l'ambra, quasi trasparente ma imprigionante insetti o altri corpuscoli che, svolazzando, vi rimangano impigliati. Succede spesso ai desideri, soprattutto quelli insoddisfatti, o meglio, quelli che non abbiamo il coraggio di esprimere a noi stessi, lascia perdere agli altri - altro che membra intorpidite o lingua immota: quando l'ombra ti afferra un desiderio poi lo smembra e l'inghiotte nel suo ventre sinuoso ma inquietante. E' come un labirinto senza uscite, l'ombra, pieno di svolte e cunicoli che, non sembra, sono vicoli ciechi e ti riportano al punto di partenza, senza farti accorgere del tempo che è passato. Una volta nell'ombra ci ho vissuto, non saprei certo dire quanto, ma mi sembra, di ricordare come ci si senta, a rasentare quei muri a testa bassa, cercando sul terreno qualche traccia, mentre le membra, fiacche, si trascinano sempre più a rimorchio, come una zavorra necessaria ma che ingombra. Ha un suo peso specifico, ogni ombra, che non è sempre uguale ad un altro. E sotto il peso del sacco dell'ombra, ci si trascina mentre un senso di annullamento lieve ti adombra quotidianamente e inesorabilmente ogni momento. Ora non vorrei che l'ombra si insinuasse, surrettiziamente, nella vita che faccio, impolverandola pian piano, opacizzandola quel tanto che, non sembra, ma ti fa perdere un contatto, poi due, poi una fetta più grossa e ricca di te stesso. Perché anche se sembra che ti perdi agli altri, in realtà, l'ombra smembra la tua presenza e la coscienza, che casomai avevi accumulato, si dissipa come una sola goccia di tintura in una vasca d'acqua. Ti accorgi un attimo di avercela versata e lei è già sciolta, evanescendo come, aspetta, come un'ombra di una nuvola quando il vento la sposta e la dissolve e l'allontana. Eppure l'ombra, mi ricordo, da bambino, era associata solo a bei pensieri, di fresco, di sollievo, di riposo. E' faticoso star sempre sotto il sole, ogni tanto ci vuole un bello stacco, ma nessun'ombra è mai quello che sembra, e allora, anche se non è, a volte, lineare, o altre volte è forse ineducato, magari è persino da imbranato, conviene guardar bene che nell'ombra, nella quale stiamo per gettarci, per non sentire le vesciche sulle spalle, non ci sia qualche pozzanghera melmosa. Perché da quell'ombra è ancora più difficile uscir sani. Tanto meno svegli e volti alla luce. Il sacco sulle spalle è sempre pieno e sembra quasi un macigno, tanto ingombra. Tu senti solo il peso e solo lui si vede e ti comanda. E' un dittatore oscuro, alle tue spalle, ma ti avvolge tutto intorno e ti accompagna, proiettandoti davanti la sua ombra. Allora è meglio che tu sappia o meglio, intenda, con tutto il tuo essere, che allora intorno a te nulla, ma veramente nulla, sarà davvero quello che a te sembra.


p.s. alla fine ci sono cascato anch'io in questa trappola del Dr Wicked, anche se non ho avuto il coraggio (?) o la stamina di impostarla in mode Kamikaze. Ringrazio Alessandro Bonino, per il suo ineffabile spirito divulgativo, e la Sid, per la sua ispirevole intraprendenza (volevo copiarti anche i credits, ma mi sembrava brutto;). Ah, naturalmente ringrazio Robert Bly. Il motivo mi pare chiaro, nonostante l'ombra.

venerdì 23 ottobre 2009

Momenti topici


Sei il pasticcere più bravo del mondo, ogni giorno aduso a maneggiare con destrezza fragili uova, esaltando l'agilità del tuo polso con la frusta, per costruire ancor più fragili, spumose nuvole di albume, liberando la scioltezza delle tue dita fredde per realizzare le più ardite sculture di pasta frolla. Oppure sei un falegname rifinito, capace di valutare ad occhio nudo, con lo scarto di un micron, il fuorisquadro di una cornice con cui rivestirai una nicchia scalena, di tagliare, con la precisione di una macchina, i singoli pezzi, unghiati a perfezione, senza sprecare che pochi millimetri di legno. O magari sei un chirurgo estetico.
E allora so' cazzi tua. E de chi te capita sotto.
Perché, ricordati, er momento der cojone vie' pe' tutti.

giovedì 15 ottobre 2009

Un biglietto da visita

Severina Bacchetta, domatrice a domicilio
Ma non mi porti il cane, al massimo, suo figlio
No, non lavoro al circo, non mi piace l’odore
Quelle bestiacce puzzano, poi c’è troppo clamore
Di esibirmi in pubblico non mi interessa niente
Somministro ai singoli, solo privatamente
Alcuni miei clienti son dei veri animali
Cui piace assai la frusta; son tipi originali
O almeno così credono. Che grande presunzione!
Non immagina quanti hanno questa passione...
Chiedo sottomissione, dispenso disciplina
E loro mi obbediscono, questa è la medicina
Che li fa stare bene, dopo, diciamo, qualche giorno
Quando le mie frustate, i miei insulti e il mio scherno
Han smesso di bruciare, almeno in superficie
Quanto bruci nell’animo, nessuno te lo dice
In qualche senso cercano, io credo, di evocare
Gli spettri del passato che hanno imparato a amare
Seguendo modi oscuri, contorti, distruttivi
Che hanno sviluppato, forse, per restar vivi
Quando non ne vedevan altri più equilibrati
In fondo lo capisco, nessuno li ha aiutati.
Che il dolore li ecciti e tenda a soddisfarli
È davvero accessorio, creda, basta guardarli
Per sentire che il culmine delle loro reazioni
Non è legato al sesso: è fame di attenzioni
Quella che li divora da chissà quanti anni
E nelle loro vite ha fatto tanti danni
Imbrigliandoli in storie, quanto meno, malsane
Queste persone, veda, seguono regole strane
Improntate al dominio ed alla negazione
Disconoscendo in toto la semplice espressione
Dei propri sentimenti o almeno dei bisogni
squisitamente fragili, che vivono di sogni
Non hanno alcuna idea di come sia possibile
Un rapporto normale, gli sembra irraggiungibile
Son più che rassegnati oramai a soffrire
Anzi, sono assuefatti, gli piace da morire
Sentire umiliazione, esser picchiati e offesi
Qualsiasi onta va bene, a patto di esser presi
Un po’ in considerazione: sono dei mendicanti
Anche se non lo dicono, fuori, nei rutilanti
Ruoli che hanno scelto nel mondo
Lì dispensano astio, superbia, odio profondo
Eppure non riesco, in fondo, a disprezzarli
Non li amo nemmeno, sa. Cerco di aiutarli.

venerdì 9 ottobre 2009

L'archetipo di tutti i parchi a tema.




Giardino dell'Eden: il Parco di Dio.

mercoledì 7 ottobre 2009

La meteoropatia spiegata ai bambini


"Datosi che oggi c’è ‘r sole, nun me rode’r culo."

martedì 6 ottobre 2009

Diciotto anni

Diciotto anni. Diciotto anni fà, ero ancora nella mia prima vita, avevo appena (appena?) trent’anni. Diciotto anni fà, falliva il golpe contro Gorbachev, veniva sciolta l’Unione Sovietica, Jeffrey Dahmer il cannibale di Milwaukee era arrestato, Freddy Mercury moriva di AIDS. Invece, quando avevo diciotto anni io, cadeva Pol Pot in Cambogia, tornava Khomeini in Iran, Syd Vicious moriva a 21 anni di overdose, la Thatcher era la prima donna eletta primo ministro, Nilde Iotti la prima ad essere eletta presidente della camera, Saddam Hussein diventava presidente della repubblica Irachena, Françoise Sagan, presidente della giuria del festival di Cannes, assegnava la Palma d’Oro ex aequo ad Apocalypse Now e ad Il Tamburo di Latta, nevicava per mezz’ora nel Sahara...
Diciotto anni prima che io nascessi, invece, successe questa cosa qui, che è il motivo che mi ha spinto a scrivere questo post, in the first place.
Per fare una semplice, banale constatazione: quanto quello che accade nel mondo prima che tu venga al mondo contribuisca a farti diventare quello che sei, anche se non ti tocca direttamente.
Penso con affetto e solidarietà ai ragazzi che hanno diciotto anni oggi, circondati da quello che si vede in TV e si legge su Internet o – addirittura! - sui giornali.
Hanno davvero bisogno di una mano, ‘ste ragazze e ‘sti ragazzi, e bisogna trovare il modo per dargliela. Finché ce ne rimane una libera. Quello che stanno passando ora è reponsabilità - in parti diverse, certo - di tutti noi che siamo passati prima da queste parti e abbiamo lasciato il cesso sporco.

Sì, lo so, anche un po’ di ottimismo non guasterebbe.Ma la buona volontà viene prima.

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