venerdì 31 ottobre 2008

L'egìde scolastiche



Non è tanto questa foto a farmi, da genitore, stringere il cuore e non solo.
E' stato il resoconto di Curzio Maltese a farmi, piuttosto, ribollire il sangue. Tutta cronaca, senza il suo solito sapido commento. Ho avuto reminiscenze acute degli anni Settanta: senso di rabbia, frustrazione, indignazione, di nuovo rabbia, frustrazione, indignazione etc. Ad libitum. A catena, guarda caso. Non ho molto da aggiungere a quello che è stato detto e scritto. Soprattutto non ho parole in mente - a parte quelle limpide di Calamandrei, che più volte, in questi giorni, hanno ritrovato orecchie e occhi pronti a riconoscerne la triste lungimiranza - solo sentimenti foschi.
Per non sprecare altre parole e tempo, invito, raccomando e prego tutti coloro che non lo abbiano già fatto, a scrivere a Napolitano per chiedergli di esercitare tutto il potere che la Costituzione gli conferisce per arginare questo tsunami anticulturale, classista e retrogrado. Bastano due righe on-line, all'indirizzo che ho linkato al nome del presidente.
I nostri ragazzi e le nostre ragazze meritano una scuola diversa da quella che la valletta appuntata, Mery Star, ha ricevuto l'ordine di presentare.
Noi, facciamo tutto quello che è democraticamente possibile per proteggere il loro futuro.
Per il presente non abbiamo fatto abbastanza, evidentemente.
Certe egìde scolastiche non solo non sono istruttive, ma hanno ripercussioni troppo dolorose.

martedì 28 ottobre 2008

Una specie di petizione.


Non serve essere un tifoso della A.S. Roma per apprezzare Mimmo Ferretti, giornalista de Il Messaggero, però aiuta.
Il vasto ed eterogeneo "gruppo d'ascolto" che tutti i giorni feriali si sintonizzava dalle 13.00 alle 13,30 sulle frequenze di Rete Sport per ascoltare Mimmo, non lo faceva solo per avere notizie o commenti sulla squadra, ma per bearsi della sua ilare compagnia, per godere delle sue argute considerazioni, che spaziavano dalla cucina all'estetica, dal costume alla filosofia.
Era un raggio di sole, che conferiva all'ora di pranzo un'aria scanzonata e godereccia. Romana, appunto.
Tutto, naturalmente, in leggerezza, con grande ironia, senza trascurare la serietà dovuta a situazioni più "alte" che il calcio, riuscendo a toccare con semplicità tutti quelli che lo ascoltavano. Bastava sentire gli SMS degli ascoltatori, i loro interventi in diretta con Mimmo, per percepire il rispetto, l'affetto e una sorta di confidenziale deferenza che tutti indistintamente nutrivano per lui.
E Mimmo ha sempre risposto a tutti con la massima spontaneità, senza un minimo di superbia, che si perdonerebbe ad un "personaggio pubblico" così osannato.

Quest'anno dalla ripresa del palinsesto post estate, l'intervento di Mimmo Ferretti manca.
CI MANCA.
Anche gli anni passati è successa la stessa cosa -forse problemi di rinnovo di contratto ?- e la radio era subissata di mail, sms, telefonate che chiedevano la reintegrazione della mezzora di Mimmo: meccanici e bancari, panettieri e analisti finanziari, camionisti e impiegati, studenti e pizzettari, copywriters e bottegai, chirurgi e ristoratori, anche donne, non solo romaniste.
Persino tifosi della Lazio.
I conduttori hanno provato di tutto per non dare una risposta, hanno rimandato, promesso, rinviato ad un momento che non è ancora/mai arrivato.
Ma ora, da qualche tempo, Rete Sport manda in onda un promo - uno station break - in cui elenca la "formazione" dei giornalisti/opinionisti che fanno parte della scaletta quotidiana. E MIMMO NON C'E'.
Se anche tu hai avuto la fortuna di conoscere ed apprezzare Mimmo Ferretti, per i suoi interventi radiofonici - oltre che per la brillante professionalià di giornalista sportivo, con cui continua ad informarci ed intrattenerci dalle pagine de Il Messaggero - aderisci a questo gruppo e fallo conoscere ad altri amici, appassionati della Roma, ma soprattutto di calcio e di buon giornalismo.

ORA: ci sono sicuramente cause più serie su cui concentrare pensieri ed energie, ma se non ci penso io alla mia serendipità chi ci pensa? Perciò, ti prego, vai su MIMMO FERRETTI DEVE TORNARE IN ONDA! aderisci al gruppo e invita altri amici. Se ci riesci.

Grazie di cuore

giovedì 23 ottobre 2008

Da Jakarta con sollievo. Trovata la soluzione per riportare l'ordine in Italia



Caccia il rosso in 60 secondi.
Questo promette il cartello, affiancato da un timer funzionante, che pubblicizza l'eccezionale efficacia di Visine, un collirio in grado di eliminare - nel giro di un minuto - l'arrossamento dagli occhi di pedoni, ciclisti e motociclisti. I bene informati parlano di un interessamento da parte di un tycoon nostrano, che sarebbe pronto a rilevare il pacchetto di maggioranza della Pfizer per orientare pesantemente il reparto ricercheVisine su una formula a più ampio spettro. L'obiettivo, neanche troppo nascosto, sarebbe quello di arrivare a produrre un collirio capace di eliminare il rosso dagli occhi dell'elettorato del centrosinistra. Il fine ultimo dell'operazione è facilmente ipotizzabile, quello che meraviglia è la motivazione scientifica avanzata dal tycoon - che ha confessato di essere stato anche ricercatore chimico*- per giustificare la nuova strategia aziendale:
"Lontano dagli occhi, lontano dal cuore".

Non si attendono contromosse.

*: oltre ad operaio, cantante, presidente, trombeur des femmes, naturalmente.

martedì 21 ottobre 2008

Iperboli ed ellissi, la trigonometria del romanesco.



Lungi da me l'intenzione de fa' na discuisizzione scentifica - sennò ste du' parole prima, qqua, 'e scrivevo ggiuste - me'ncuriosiva 'a coincidenza d'ii termini.

Mo', com' a'te visto, l'ellissi, oppuramente mejo detta elisione, è 'n tratto caratteristico der romanesco.

Vabbé, dirà quarcuno, ma dapertutto se troncheno 'e parole. Sì, ma 'r romano n'ha fatto n'arte povera, 'n credo economico, 'n'eccellenza.

Voj n esempio? DODOMETTE - più propriamente compitato: do'o d'oo mette' - è 'a versione sprint di DOVE LO DEVO METTERE. 9 lettere contro 17, quasi la metà, anaca? (che come tutti sanno sta per "Non hai forse tu capito?")

cadafà- 6 lettere contro le 15 di - che cosa devi fare

All'a, presempio, nun è 'na professione de mussurmismo, ma 'a forma elisa -sic!- de allora.

Mo' tajamo corto su st'ellisse senno' me tocca de parla' der Coliseo e der Circo Massimo e nun me so' preparato.
Passamo all'iperbole, ch'è anch'essa pratica quotidiana, soprattutto n'aa subburbia varia, torpigna, torbella, tordecenci, anzomma er giro de'e tori.
Po' capita' che quarcuno n'zia po'po un Adone (vojo dì, sennò erimio tutti Giorge Cluny e chi cc'annava a lavora') però apostrofa' quarcuno co':

SEI TARMENTE BRUTTO CHE QUANNO DA REGAZZINO TU' MADRE HA PROVATO A LASCIATTE A'A DISCARICA S'È PIJATA 'A MURTA PE' SCARICO ABBUSIVO. *

richiede un gusto e una dimestichezza con la formulazione di iperboli che stupisce - e fa tornare a parlare italiano, sopraffatto d'ammirazione e senso d'inadeguatezza - anche un vecchio cultore del vernacolo come me.

Andiamo velocI:

sei molto magro=PE' LASCIÀ L'OMBRA DEVI PASSÀ DU' VÒRTE

non sei molto sveglio= 'N TESTA C'HAI QUATTRO NEURONI CHE GIRENO PURE A TARGHE ALTERNE

è molto difficile = È FACILE COME CERCÀ 'A NONNA DER MILITE IGNOTO

E qui mi fermo, per rispetto dell'arte, e resto in contemplazione.
Spero solo che il sommo nostro poeta, Mastro Giochino, non se ne adombri.

Ringraziando il mitico sito turbozaura per gli esempi, che per la verità sono forniti di traduzioni italiane quasi più divertenti delle già iperboliche metafore romanesche, saluto tutti con una delle mie preferite, che descrive perfettamente il mio stato d'animo rispetto ad alcune recenti situazioni lavorative:

ME RODE COSI' TANTO 'R CULO CHE SI CE METTO DENTRO 'NA MATITA 'A TEMPERO.

A buon intenditore...

venerdì 17 ottobre 2008

L'imbarazzo della sciolta.



Mi scuso d'abord per la cochonerie del calembour (ma che m'ha preso a parla' tutto sto francese oggi, sarà sto tempo de mmerda!?), ma dopo qualche giorno di Nientedadire all'ennesima potenza, che avrei dovuto veramente aver il coraggio di postare le pagine vuote, trasudanti l'angoscia e il senso di inadeguateza, stamattina mi ritrovavo a poter considerare due o tre differenti topiche su cui postare.
E mentre rimuginavo con fare peripatetico (camminavo, eh, niente idee strane), il marciapiede stesso, pardon le trottoir, mi ha costretto a focalizzarmi su una nuova scelta, che non avevo preso in considerazione: ma che fine hanno fatto le doggie bags?
Il motivo per cui uno come me, che non ha un cane, intendo, dovesse porsi tali interrogativi mi appare talmente lapalissiano che non lo espliciterò in questa sede.
Mentre mi piace ricordare a chi se ne fosse dimenticato che esiste un'ordinanza comunale che prevede sanzioni da un minimo di 50 ad un massimo di 300 euri per chi non ottemperasse.

Mo', dice uno, ma co' tutti i xxxxx che ce stanno, te poi proccupa' de la xxxxx de cane?
Mi rispondo parafrasando un claim storico di una campagna pubblicitaria per la più famosa console di videogiochi:

NEVER UNDERESTIMATE THE POWER OF SHIT

Si comincia con una cacchina di piccione, diciamo come DRIVE IN e ci si ritrova, be', guardateve intorno.
Mo', chi amava Drive In, non si senta offeso, io ho visto sicuramente altre porcate di cui non ricordo il titolo, altrettanto indegne, l'importante è l'esempio
Quello, sicuramente, non ci manca.

A proposito, ma di cosa stavamo parlando? Giusto, Cambronne!
E' sempre una bella topica, n'est ce pas?

lunedì 13 ottobre 2008

Per non dimenticare.


Prima che finisca, vale la pena ricordare che questo è stato dichiarato dalle Nazioni Unite come

L'ANNO INTERNAZIONALE DELLA PATATA.

Definita, senza alcuna esagerazione, "hidden treasure", la patata viene considerata dagli illustri agronomi della FAO come il cibo del futuro.
Nelle prossime due decadi, infatti, gli scienziati prevedono un'incremento della popolazione globale superiore alle 100.000 persone l'anno, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. E la patata giocherà un ruolo molto importante, nella sfida di procurare nutrimento a queste nuove generazioni.

Grazie al cazzo.
Mi sembra il minimo, visto che è in grandissima parte responsabile della loro nascita.

Vorrei solo sapere se il 2009 sarà l'anno del pisello.

In caso contrario, invierò formale protesta al Ministro delle Pari Opportunità.

venerdì 10 ottobre 2008

evidentemente è il tema del giorno

mi inchino alla grandezza del Makkox e del suo ennesimo capolavoro
canemucco.

Repetita juvant: rifarsi la bocca.

Certo ci vuole una bella faccia per chiedere un milione di danni per insulti alla propria bocca.
Rifletto solo sul fatto che averci la bocca chiacchierata non è di per sé un nocumento.
C'é chi ci ha alzato un bel po'po' di fama. Magari senza diventare ministro, però, in fondo son dettagli.
Curioso che il danno alla bocca esosa sia stato causato proprio da un'altra bocca. Bella carica , però.
Come a dire: chi di bocca...no il proverbio non torna.
Quella che sembra ritornare,finalmente, è la meritocrazia.
E qui, se potessi, citerei uno dei miei maestri spirituali, Francesco di Gesù, che in uno dei suoi trattati sociologici più acuti "Libri di Sangue", sintetizzava il criterio imperante in maniera esemplare.
Non trascrivo il passaggio, per non svilirlo fuori dal contesto.
Godetevelo in versione integrale.
Vi lascerà la bocca amarissima.

giovedì 9 ottobre 2008

Rifarsi il naso. In che senso?



Voglio di', non mancano motivi, quotidianamente, per riappacificare le mucose oltraggiate da tanfi vari, propri e altrui. Le nonne usavano portare nella manica del vestito un fazzolettino imbibito ('mazza come parlo fino) di Violetta di Parma o di Lavanda ColdiNava, e, alla bisogna, lo estraevano, portandolo sotto le nari offese. Ma quelli erano altri tempi.
Ora che siamo nell'era della rinoplastica come regalo di compleanno, l'espressione "rifarsi il naso" si riferisce quasi esclusivamente all'intervento di chirurgia estetica.
Mo' ce sta sto po'po' de campionessa del maledettismo moderno, che, incidentalmente, è anche famosa perché canta.
Dé, lungi da me l'intenzione di denigrare una persona - soprattutto giovane - che si trova su una china pericolosa per la sua sopravvivenza.
Ma una questione mi perplime assai: a forza di rifarsi il naso col cocco, mo' se ritrova con la necessità di rifarselo sul serio, di metallo 'sta volta. Perché?

Dato che non la conosco personalmente, mi baso su quello che leggo - non me la sento di chiamarle notizie - e azzardo un'ipotesi di stampo olfattivo/esistenzialista:

je puzza da campa'.

Semplicistico? Cinico? Superficiale?
Vabbè, chi vuole mi scusi, sennò ciccia.
Chissà quante persone col doppio del suo talento non hanno avuto una caccola della sua fortuna.
E lei la spreca così, anzi come dicono con fortunato doppio senso* in America, she's blowing it.



*solo per puntualizzare che non mi riferisco all'accezione sessuale del termine.

martedì 7 ottobre 2008

Oggi rifateve l'occhi.



Spero che la crostata di ieri sia servita allo scopo, quello di rifarsi la bocca. In generale, dalle asprezze e asperità del quotidiano.
Oggi - pe' nun sape' né legge' né scrive'- posto un po' di cibo per gli occhi. Non lasciatevi ingannare dall'assaggio che ho messo in copertina, tuffatevi sotto la superficie. Lasciatevi piuttosto incantare da quello che potete trovare qui e qui.
Non aggiungo altri commenti, perché sono sfacciatamente di parte, ma solo un invito.
Come si diceva una volta, all'epoca di quel sensato bon ton, tramandato dalle nostre nonne, quando ci si accingeva ad addentare una gourmandise: "Vuol favorire?"
Appunto, favorite, gente, favorite. E buon pro' vi faccia.

lunedì 6 ottobre 2008

Niente polemiche, oggi. Sono buono.



Mi sono accorto che, negli ultimi giorni, questo blog ha preso un connotato troppo impegnato, anzi troppo impegnativo per il mio basso IQ, per la mia povera cultura generale e politica, per le mie ridotte capacità di ideazione e di scrittura.
Per così poco? dirà qualcuno. Conoscere i propri limiti è un mio cavallo di battaglia.
Per cui, oggi mi astengo dal presuntuoso ruolo di commentatore e mi limito a riportare una ricetta.
Non è mia, è una ricetta tradizionale, abbondantemente collaudata.
In questi giorni di asprezza - e qui mi fermo, perché mantengo la parola - ho pensato che potesse essere buono, se non bello, rifarsi la bocca con qualcosa di dolce.

Perciò, ecco la ricetta:-)

Crostata di Visciole

Per la pasta frolla
0. 1 uovo intero
0. 1 tuorlo
0. 250gr di farina
0. 125gr di burro
0. 125gr di zucchero
Per il ripieno:
0. 400gr di ricotta di mucca
0. 100gr di zucchero
0. 300gr di marmellata di visciole (la visciola è una specie di ciliegia selvatica)

Preparazione:
Mescolare lentamente gli ingredienti del ripieno per ottenere una miscela uniforme.
Impastare con cura gli ingredienti della pasta frolla riponendo il tutto a riposo per una mezz’ora al fresco.
Spianare la pasta frolla con circa la metà dell’impasto, poi rivestite una tortiera dal bordo alto, rovesciare la ricotta all’interno e distribuire tutto colmando ogni angolo.
Allungare la marmellata di visciole con un paio di cucchiai d’acqua e, dopo averla mescolata, distribuirla sopra lo strato di ricotta.
Con la pasta rimanente ricaviamo delle striscie che useremo per coprire la crostata. A questo punto si può tranquillamente infornare in un forno preriscaldato a 180° per una quarantina di minuti.

Ogni riferimento a persone o a fatti disgraziatamente accaduti è puramente casuale.

venerdì 3 ottobre 2008

Niente di nuovo, fratelli. Preghiamo.



Certo, niente di nuovo. Mi era solo tornato in mente, dopo aver dato una scorsa alle prime tre pagine di Repubblica di oggi e alle prime righe dell'articolo di Goffredo De Marchis (pag 3). Il quale riporta l'infausta profezia di un giornalista sportivo che, nel lontano marzo dell'86, dopo la prima conferenza stampa di Silvio I da presidente del Milan, ebbe a dire "Questo qui un giorno leggerà il messaggio di fine anno."

Sprofondo nella banalità per ricordare quante volte la realtà ha superato le fantasie più pindariche? Non c'è bisogno e poi non c'ho tempo.

Riflettevo solo su quanti messaggi di "fine-qualcosa" questo signore ci abbia già letto o mandato a leggere. Anche qui, sentitevi liberi di compilare la vostra playlist, possibilmente in versione scaricabile anche da me: sono masochista.

Fantasticando su un'ipotesi che già molti prima di me hanno contemplato, quella della scalata all'altro colle, quello dopo il Gianicolo, mi chiedevo:

non potrebbe essere la volta buona che s'oo levamo dar cazzo?

Perché, sarà pure vero che c'ha amici fra Cupola e Cupolone, che j'ha fatto un sacco de favori, che j'hanno perdonato un sacco de eresie e bagattelle che a molti so' costate la scomunica o almeno la sospensione a divinis, però...

...quelli là, quando qualcuno je se mette davero in mezzo alle palle, ce mettono poco a ricordasse del braccio secolare che s'aritrovano. Nun guardano in faccia nessuno, santi, eroi, navigatori, scienziati, preti, giornalisti, banchieri.
Papi, appunto.

Chiedo scusa per il tracimante livore vernacolare romano, si vede che ho delle reminescenze ancestrali. Vite passate, direbbe qualche amica che ho ancora nella sfera New Age. Magara m'aricordo proprio de quarche zozzeria patita pe' corpa der papa re.

Perciò, per recuperare un tono più civile, vorrei solo suggerire una piccola campagna diversiva.

Perché non far nascere nel vasto bacino elettorale del tipo in questione un'istanza mistica? Perché non fargli arrivare direttamente dalla base l'invito e l'auspicio di trasferire le sue mire direttamente sul trono di Pietro? Non pensate che buona parte dei suoi colonnelli e sottopanza cavalcherebbero felici quella tigre? Non si proclamò lui stesso "Unto del Signore"?

Perché no?

T'oo dico io perché no: perché co' tutte e grezze che farebbe Papa Unto I , sarebbe 'a vorta bona che fanno sarta' per aria Roma mia.

Così è l'Italia: agli interessi della collettività si antepongono sempre quelli di campanile.

mercoledì 1 ottobre 2008

Ah, l'invidia! La più sincera forma d'ammirazione.

Ma è proprio vero?

Io mi ritrovo spesso a citare questa affermazione, e abbastanza spesso la condivido.

Oggi, per esempio, ho avuto un attimo di sincera ammirazione per un/a ignoto/a redattore dello spazio news di Libero.it cui, nella mia ignoranza, attribuivo la paternità - mo', che devo di' pure maternità per par condicio? - di un arguto calembour, usato per descrivere uno dei più aspirazionali palcoscenici mediatici dei giorni nostri:

IL CULENDARIO

Intendendo con tale termine quella patinata serie di fotoritocchi, pieni di lati B, che varie - soprattutto, ma c'è pure qualche maschio - personaggie o aspiranti tali utilizzano per veicolare o incrementare la loro presenza sulla scena attuale, a prescindere talvolta dalla loro appartenenza o meno al mondo dello spettacolo.

De', voglio di', questo la dice lunga sul mio IQ, però, siccome so' un ragazzo ('nzomma) umile ma onesto, non mi nascondo dietro a un dito. Lo so, è una cosetta, una bagattella, però io mi accontento di poco, e anche una battutina così mi dà soddisfazione.

Chiarito questo, e tralasciando la lunga e stucchevole lista di idee molto più serie, brillanti, socialmente ed economicamente utili della cui paternità ammetto di essere invidioso, vorrei sollevare un altro punto.

Non è che ogni volta che si prova invidia per qualcosa che qualcun altro ha raggiunto/ottenuto o più semplicemente detiene per qualsivoglia motivo - compreso il culo, in tutti i sensi - è sempre una forma di ammirazione quella che si manifesta.

Così, tanto per chiarire che non mi interessa essere nominato il Garrone del XXI secolo.

Checce vo' a di' so' invidioso de Gandhi, de Einstein, de Alessandro Bonino.

Ce vo' molta più corata - come si dice a Bolzano, mi pare - a dì so'nvidioso de Berlusconi.

Io, modestamente, quella corata, non ce ll'ho.

E pe'na volta, me ne vanto.

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